La cucina romagnola basa molto delle sue ricette sulla carne e sui suoi preparati. Tra i prodotti tradizionali si annoverano sia carni bovine, che suine, ovine e di pollo. L’amore per il ricco passato di questa terra e le sue tradizioni contadine ha portato negli ultimi anni a recuperare razze che erano quasi estinte, come i suini di Mora romagnola e il pollo di Romagna, il cui allevamento era caduto in disuso a favore di razze più resistenti e produttive.
Dalla carne sono derivati noti prodotti, in particolare insaccati, come le varie forme di salami o salsicce.
E poi, come traspare dal detto emiliano-romagnolo: “Dla tevla en s’elza mai se la boca la n’ha de furmaj” (“dalla tavola non ci si alza mai se la bocca non sa di formaggio”), è ben radicata anche la cultura dei derivati del latte: ne sono un esempio i numerosi pecorini, oppure i formaggi molli come lo squacquerone o il raviggiolo, che è diventato un presidio Slow-Food.
Il miele è altresì un prodotto tradizionale: si riconosce sia quello di pianura sia quello di montagna.
I PRODOTTI
- Agnello da latte, delle razze: Sarda e Massese
- Carne bovina di razza romagnola
- Castrato di Romagna
- Pollo di Romagna
- Suino di razza Mora o Mora romagnola
- Suino pesante
- Ciccioli (o cicciolata)
- Coppa di testa
- Migliaccio di Romagna
- Salame gentile
- Salsiccia
- Salsiccia matta
- Pecorino del pastore
- Raviggiolo
- Miele del crinale dell’Appennino emiliano-romagnolo
- Miele di erba medica della pianura emiliano-romagnola
Curiosità
La salsiccia matta o “ciavàr” può essere consumata fresca, cotta sulla griglia o al forno, o anche leggermente stagionata. Ha una forma simile a quella di una salsiccia, ma è di colore molto più scuro. Il colore rosso scuro dà il nome a questo prodotto: in dialetto, quando un livido si scurisce, “ammattisce”.
E’ ottenuta dai tagli meno pregiati del maiale che, insieme a sale, pepe, vino rosso e aglio, sono spremuti e viene data la forma di salsiccia.
Il raviggiolo è un formaggio fresco, dal sapore molto delicato, quasi dolce, prodotto dal latte vaccino freschissimo e va consumato entro pochi giorni dalla preparazione. Ha una forma tondeggiante e solitamente viene avvolto in foglie di felce.
Ha secoli di storia: si ha traccia del raviggiolo in un documento del 1515, quando fu donato a Papa Leone X. Pellegrino Artusi lo utilizza come ingrediente per i cappelletti all’uso di Romagna.